martedì 20 agosto 2013

La sensazione che


Uno dei momenti più felici della mia adolescenza, riconsiderato a bocce ferme, è stato quello in cui me ne andavo in giro con il mio quaderno a scrivere. Andavano bene le panchine, i bar, i gradini sulla strada di qualche palazzo. Ho un vago ricordo dei contenuti di quello che scrivevo, ma ben ferma nella memoria la sensazione che provavo. Credo di aver passato mediamente più tempo fuori piuttosto che dentro casa, a scrivere. Giravo per il quartiere, interi pomeriggi, esploravo, guardavo, annusavo. Quei quaderni li ho ancora tutti, ma non li riapro. Però, ancora oggi mi capita di scrivere fuori, quando il mondo rumoreggia intorno e la pagina è una specie di piccolo centro fisso, una nave, in viaggio; e le mie parole erano il carburante per andare da qualche parte. «Mais où sont les neiges d'antan?» scriveva Francois Villon. Di tutti quei turbamenti e di quei desideri, di quei dolori e di quelle gioie, è rimasta la sensazione di viaggio in corso, e il resto è sfumato.


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